Macchine Agricole

Sommario

1. Note su ‘Macchine Agricole’
2. L’Impianto Mobile per la lavorazione delle paglie

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Note su ‘Macchine Agricole’

   Fino a qualche anno fa non esistevano macchine specificamente sviluppate per la raccolta della canapa e quindi si usano altre macchine adattate alla bisogna, come mietitrebbie o falciatrici per foraggi, anche su livelli multipli. In ogni caso, per parlare di meccanizzazione, occorre distinguere innanzitutto la tipologia della coltura, distinguendo tra produzioni da fibra / biomassa e raccolta prevalente di seme ad uso alimentare. Esistono quattro metodologia di raccolta:

  • Raccolta tipo ‘fienagione’ per fibre corte tecniche: gli steli vengono falciati, tagliati in pezzi (30-1000cm) e pressati alla rinfusa.
  • Raccolta tipo ‘liniero’ per fibre lunghe tessili: gli steli vengono falciati e disposti a terra paralleli, tagliati a 1000cm ed infine orto-imballati con orientamento regolare.
  • Mieti-trebbiatura per sementi e fibre corte: viene trebbiata la parte apicale (50-80cm), la rimanenza delle paglie viene raccolta come nel tipo ‘fienagione’.
  • Cippatura per l’ottenimento di cellulosa e composti: la coltura viene trinciata e le particelle miste sono pressate e trasportate ai centri di lavorazione.

   Nel primo caso si raccoglie la pianta quando ha terminato la fase di accrescimento e si accinge alla fioritura (fine Luglio – inizio Agosto). Volendo ottenere la maggior
quantità di biomassa possibile avremo a che fare con piante alte (2,5- 4 m.) e maggiore densità; occorre quindi sfalciare e tagliare gli steli in tronconi più piccoli, in modo che possano essere ranghinati essiccati ed imballati. Una variante specifica è quella destinata alla produzione di fibra lunga, in cui è importante mantenere una lunghezza adeguata dello stelo e deporlo in andana in senso ordinato. Le paglie verranno poi ranghinate, pressate ed imballate come meglio conviene in relazione alle lavorazioni successive.

   Per la raccolta dei semi invece si procede quando la maggioranza è matura, a seconda della varietà, a fine Agosto- inizio di Settembre per quelle precoci, a fine Settembre –Ottobre per quelle medio-tardive. Si impiegano le mietitrebbie convenzionali, meglio se hanno il battitore coassiale, con regolazioni specifiche ed adattamenti vari che impediscano l’avvolgimento delle fibre negli organi in movimento. È opportuno adottare tecniche colturali che permettano di ottenere piante di altezza limitata, inferiore o pari a 2 m., perché la barra falciante della mietitrebbia non si può alzare molto e quindi si rischia di introdurre nella macchina una quantità eccessiva di paglia, che ingolfa tutto ed impedisce una trebbiatura adeguata del seme.

   Si può anche considerare l’impiego della Bezhetsk, modello JP.19, una macchina di costruzione russa di vecchia concezione, una mietilega disegnata espressamente per la canapa, ben conosciuta in tutti i Paesi dell’Est europeo. E’ una macchina robusta, completamente meccanica, che si ripara facilmente, può essere trainata ed utilizzata con trattori a bassa potenza, costa poco ed è quindi indicata anche per piccole aziende. Con qualche variante si può applicare un apparato di trebbiatura e trasformare quindi la stessa macchina in una mietitrebbia trainata. C’è anche in costruzione in Italia un prototipo ispirato alla mietilega Velite – Laverda, che dovrebbe essere dotato di organi adatti a strappare foglie e semi dallo stelo, prima di deporre le bacchette nude in andana.

   Gli steli che restano in piedi dopo la mietitrebbiatura, come pure gli steli interi, possono essere trinciati in campo e raccolti, con la stessa tecnica che si impiega con il silo-mais. La macchina che trincia deve essere preparata per tagliare di netto gli steli fibrosi in piccoli pezzetti, che verranno poi depolverati e separati dalle fibre che si liberano nella cippatura. L’impianto di trattamento del cippato è molto contenuto nelle dimensioni e nei costi e può essere gestito nella versione mobile da un consorzio di produttori agricoli presso i centri di stoccaggio predisposti allo scopo. Il prodotto che ne deriva può essere impiegato tal quale, come si fa oggi con il canapulo, per essere miscelato alla calce e diventare così una malta isolante o un mattone prefabbricato.

   Un discorso a parte è d’obbligo per la raccolta finalizzata all’utilizzo delle foglie e dei fiori per l’estrazione di oli essenziali o per farne tisane. L’epoca di raccolta in questo
caso è determinato dalla presenza di specifiche componenti che saranno estratte in corrente di vapore, nel caso degli oli essenziali, o con altre tecniche nel caso delle resine contenute nei tricomi, ricche di cannabinoidi. In questi casi si può fare anche una raccolta manuale, per selezionare bene il materiale vegetale da trasformare. Il percorso tecnico dalla raccolta all’estrazione è complesso, ma il valore aggiunto dei prodotti così ottenuti permette di sostenerne i costi. D’altronde non si parla di coltivazioni particolarmente estese e la meccanizzazione in questi casi è un’esigenza relativa. Si può pensare comunque di impiegare delle barre falcianti modificate per facilitare la prima fase della raccolta.


L’Impianto Mobile per la lavorazione delle paglie

   Naturfibre collabora con Tecnocanapa sulla costruzione dell’IMPIANTO MOBILE per la lavorazione delle paglie, un’iniziativa per far partire la filiera della canapa in Italia.

   La logica della “filiera corta” è un’esigenza imprescindibile per far partire molte produzioni locali collegate alla coltivazione della canapa. Infatti per attivare la filiera occorre disporre di un impianto di prima trasformazione del prodotto agricolo nelle immediate vicinanze dei campi coltivati a canapa e viceversa, non ha senso coltivare canapa se non si dispone di un impianto a cui conferire le paglie, da cui si ottiene fibra e canapulo.

   Bisogna dire che gli impianti di stigliatura oggi esistenti in Europa sono in grado lavorare il prodotto agricolo di ampie superfici coltivate a canapa, ma sono impianti di grandi dimensioni e richiedono, per essere attivati, di un investimento iniziale consistente, almeno 4-6 milioni di euro. Naturalmente tali impianti sono situati là dove esistono le maggiori estensioni di canapa, prevalentemente in Francia e Olanda.

   Proprio considerando queste esperienze, i loro pro e contro, i rispettivi punti deboli ed i vantaggi evidenti, nel contesto delle vicende europee della canapa, abbiamo quindi concluso che conviene comunque realizzare impianti di piccole dimensioni, che si ammortizzano in pochi anni, fortemente collegati alla base agricola, tramite cooperative o consorzi, che, data la frammentazione delle superfici coltivate e la logistica tipica dell’Italia, è opportuno disporre di un impianto, o parte di esso, che sia mobile, cioè che possa essere trasportato ed installato nei pressi delle zone coltivate a canapa, per il tempo necessario a lavorare le paglie raccolte in loco.

   Per le specifiche e dettagli relativi all’impianto mobile ‘Clicca qui’.